I salici ciechi e la donna addormentata



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Ho letto I salici ciechi e la donna addormentata, di Murakami Haruki.

I salici ciechi e la donna addormentata

I salici ciechi e la donna addormentata è una raccolta di racconti, scritti e pubblicati in ordine sparso tra il 1980 e il 2005, da Murakami, e infine mandati alle stampe tutti insieme nel 2006. Se da una parte ripercorrono, per chi conosce le sue opere, tutta la sua maturazione letteraria, dall’altra sono una sintesi della sua poetica, che vi è rappresentata in tutte le sue sfaccettature.

Infatti, a scorrere i diversi racconti, troviamo o ritroviamo elementi di altre sue opere, come se si seguisse un filo che testimonia la sua scrittura.

Un filo sottile

I salici ciechi e la donna addormentata si compone di 24 racconti, dei quali il primo dà il titolo alla raccolta. Uno studente universitario tornato a casa accompagna il cuginetto ad una visita medica, e, stimolato dalla situazione, ripercorre vecchi ricordi. Riaffiora alla luce una vecchia amica, e il suo ricovero. Il giovane andava a trovarla, e lei gli aveva raccontato una storia di sua invenzione, che parlava, appunto, di una donna che dormiva e di salici ciechi.

La porta, con questo racconto, si apre sul mondo di Murakami. Inizia un percorso non costante, a volte difficile, ma sempre senza interruzioni, nella sua poetica, nel suo modo di narrare. Con un filo sottile vengono uniti i protagonisti di tutti i racconti, con le loro convinzioni, i loro pensieri, le loro paure. Con il loro modo di intendere la vita.

Diversi ma uguali

Non è facile, e forse nemmeno possibile, parlare in modo unitario di diversi racconti, pretendere di trovarne una parte comune, una sintesi, un unico giudizio. Insomma, fare un fascio di tutti, e parlarne come se si trattasse di un romanzo.

Ma, sicuramente, ci sono degli elementi ricorrenti, che consentono di trovare un registro comune, legando insieme tutti i racconti. E, prima di tutto, l’idea che nella vita ci sia sempre una dimensione parallela, fantastica. La convinzione che l’assurdo domini la nostra vita.

L’assurdo, il fantastico servono a dare prospettiva e una sorta di senso alla condizione inevitabile che, sembra dire Murakami, è per tutti la solitudine.

Si vive da soli, si combatte da soli. Anche quando si è circondati da altre persone. La solitudine aleggia, fa da sfondo e contorno, alla vita dei protagonisti. Se non la vivono, la incontrano in altri, come in Coltello da caccia, o in Il folclore dei nostri tempi. O ne sono inconsapevolmente attratti, come in Lo specchio o Nell’anno degli spaghetti.

E quando ci si rapporta agli altri, le cose si fanno difficili. In particolare, il rapporto tra uomo e donna, intesi come innamorati, coniugi, amanti, o anche solo amici, è sempre complicato, sfaccettato, colorato di sfumature cupe, mai pienamente gioioso. C’è sempre, nell’aria, la presenza di un qualcosa che potrà accadere, di un ignoto raramente benevolo. La convinzione di quanto sia difficile essere realmente capiti, essere completamente accettati, come in L’uomo di ghiaccio. Un non detto, un non confessato che divide, inevitabilmente, la coppia in due mondi paralleli, che si guardano senza compenetrarsi veramente, senza conoscersi davvero.

La musica

Murakami ama la musica, e in particolare il jazz: da giovane gestì un jazz club. E la musica è un elemento che fa da sfondo, e spesso da colonna portante, in molte delle sue opere. La musica è il modo di mettere in contatto il corpo con l’anima. È ciò che consente alla nostra spiritualità di venire fuori, manifestarsi, esprimersi. Non c’è vita senza musica. Non c’è “essere umano” senza di essa.

I salici ciechi e la donna addormentata non fa eccezione. In diversi racconti la musica è la professione del protagonista, o comunque è parte integrante della sua vita. Lo è in Percorsi del caso, per esempio, am anche in Hanaley bay.

Ma la musica vive, o meglio accompagna la vita, in tutta la poetica di Murakami; e dunque la troviamo anche negli altri racconti, come protagonista sommesso, in secondo piano, ma spinto dalla consapevolezza di essere di importanza imprescindibile per ogni essere umano. Di essere qualcosa di sottolineare momenti, ma anche di imprimere alla vita un corso piuttosto che un altro.

I salici ciechi e la donna addormentata: una promessa

Ci sono, nei racconti di I salici ciechi e la donna addormentata, elementi che richiamano, e in qualche caso anticipano, temi o situazioni che troviamo nei suoi romanzi più famosi. In particolare, La lucciola anticipa temi che costituiranno l’ossatura di Norwegian blues, probabilmente la sua opera più nota e migliore. Ma, a parte questo riferimento specifico, i temi sono quelli citati: rapporto tra uomo e donna, individuo e società; fantastico e assurdo come metafora della vita; la solitudine come unica condizione per l’uomo.

E, su tutto, un richiamo a Psicopatologia della vita quotidiana, di Freud, con persone che si dimenticano del proprio nome, e scrittori che non riescono a scrivere sinché non conoscono il segreto della loro musa ispiratrice. Una sorta, insomma, di psicomagia alla Alejandro Jodorowsky.

Photo by Machi Kouyo on Unsplash

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